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(dettaglio di un mio dipinto)

venerdì 19 febbraio 2016

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voglio ululare via la Morte
insieme a te e
alle tue ossa bianche,
insieme a te
e ai tuoi muscoli scattanti,
voglio che danziamo insieme
nudi e osceni come teschi stellari fosforescenti
nel terrore della notte
sotto la luna Piena,
nell’orrore sacro, nel candore illibato,
nell’estasi scatenata immobile
dei nostri corpi fluorescenti
come cacciatori di Divinità,
come Demoni stralunati,
persi in una dolcezza e una nostalgia ebbre,
feroci, oscure, nere, confuse, infinite,
come Lupi silenti in agguato nell’ombra
della foresta,
  della foresta,
     della foresta,
        della foresta,
               della foresta,
                   della foresta,
                     della foresta,
                       della foresta,
                        della foresta,
                         della foresta,
                           della foresta,
                             della foresta,
                              della foresta,
                              della foresta,
                               della foresta,
                                della foresta,
                                 della foresta,
                                   della foresta,
                                     della foresta,
                                       della foresta,
                                         della foresta,
                                          della foresta,
                                           della foresta,
                                            della foresta,
                                             della foresta,
                                              della foresta,
                                               della foresta
buia e
pietrificata,
selvaggia e terrifica,
in cui io e te ci siamo persi,
in cui ce ne stiamo
a danzare
folli
con gli occhi spiritati
spalancati
vigili
panici
infatati
iniettati di sangue
taglienti come rasoi
ardenti come Inferni
ungulati come artigli
assassini come zanne
liberi come vento
sovrani come Arcangeli Imperatori
ribelli come puledri imbizzarriti
anarchici come fiere arcane
inebriati
dalla
Luna
in una
radura
rabbrividita
di magia spettrale,
e non vogliamo
ritrovare la
strada
di
casa,
no,
mai
più,
no,
mai
più,
no,
mai
più.




          

































2 commenti:

  1. Mi sembra una poesia dionisiaca, quasi impulsionale, sei d’accordo? “Infatati” è parola bellissima; è un neologismo? È il “senso della terra”, sono “le viscere dell’imperscrutabile” che cantano. Bella anche la forma grafica dei versi.

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  2. Sono d'accordo soprattutto su "le viscere dell'imperscrutabile". Anche su il "senso della terra" che canta.

    "Infatato" non è un neologismo. E' un termine che, tecnicamente, nel folklore designa la condizione di chi - stabilmente o temporaneamente - è "rapito" dalle Fate.
    Ne parlano sia le leggende irlandesi che quelle dei Monti Sibillini.

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