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(dettaglio di un mio dipinto)

sabato 16 gennaio 2016

SOLSTIZIO D'INVERNO 2015













In questi giorni della Festa di Sant’Antonio, in cui mille falò si accendevano (e in alcuni luoghi, come per esempio in Sardegna, ancora oggi si accendono) per propiziare il ritorno della Luce, pubblico questo mio testo scritto nei giorni dell’ultimo Solstizio.

E’ ancora “valido”, “attuale” e tempestivo, perché siamo nel periodo immediatamente successivo a quello solstiziale.

























23/12/2015



Sono - almeno qui nell’hinterland milanese – per lo più giornate terse, luminose, limpide, splendenti – alternate ad altre più fosche, grigie.


La notte è gelida, le giornate spesso soleggiate, in ogni caso l'aria nei numerosi giorni di sereno è fulgida, eterea, aerea, vasta, luminescente, trasparente, essenziale, distillata al midollo delle cose, chiarificata, trasmutata, coagulata, raggelata, raggrumata, sospesa, in sospensione, addensata, rarefatta, filtrata, precipitata in un puro diafano amalgama ultrasensibile, leggerissimo, iridescente, sublimato; liberata dalle scorie - isolata decomposta e riscolpita con nettezza superiore, più nitida, in uno stato scintillante - e metamorfizzata in alito spirituale, la luce – e  lucida, vigilante, elettrica, sottile, minimificata, mummificata, stralunata, aurea, spiritica, spiritata, spicciola, spoglia, spogliata di tutto, pura, nuda, scabra, nitida, geometrica, vivida, intensa, fremente, rabbrividente, cristallina, pura, purificata, scarnificata, ridotta all’osso, fervida, fervente, pauperizzata, luccicante, scintillante, magnetica.


Tutto nell’aria si fa Vuoto.




L’inverno spegne tutto, spazza via tutto, azzera tutto, desertifica tutto, azzittisce tutto, ripulisce tutto, purifica, filtra e – scavando a fondo fin nelle più remote viscere delle cose – tutto lacera, disgrega, consuma, schiaccia, scuoia, frantuma, annichilisce, uccide, abbatte, comprime, disillude, demolisce, strappando via la carne degli entusiasmi e risate estive, della dolce ebrezza malinconica, melodia-malia incantata, dell’autunno.
Rimane un deserto in cui tutto è sospeso, paralizzato, in attesa, immobile, con le orecchie tese in ascolto vigile, i nervi e i muscoli tesi in una quiete vigilante e pronta a qualsiasi possibile balzo o reazione a ogni possibile pericolo o veleno, esterno o interiore, che emerga dalle nebbie dell’incoscienza, appaia con chiarezza nitida distinta e inequivocabile dall’oblio delle illusioni, sogni estivi, dalla magia fatata, avvolgente come un manto di foglie gialle e folletti, dell’autunno.








Brutale, ruvido, rude, spietato, feroce, oggettivo, neutro, imparziale, equanime, algido, gelido, vuoto – l’inverno uccide e spegne ogni cosa, per poter ripulire il campo, l’aria, lo spazio.























































Fluidificare, sciogliere, dissolvere, pietrificare, frantumare ogni cosa.


































Far spazio, liberare lo spazio da tutte le cristallizzazioni e le forme date:



































































































Spazio libero di Nulla assoluto, in cui tutto è messo in discussione, in cui nella terra cadaverica gelata si rende possibile la generazione di una riflessione ponderata, calma, priva di pregiudizi e aspettative su tutto, su qualsiasi cosa.






































































 lasciando decantare il tutto, senza attese o aspettative.





































































































tabula rasa, deserto di ghiaccio, ectoplasma di vetro impietrito, fossile di sale – rimasto di sasso – di gesso - congelato - ibernato – stupefatto – sporgentesi paralizzato sull’orrido arido cieco buio fondo nero senza fondo, abissale vertigine di Assenza radicale, spinta al minimo, schiacciata fino allo Zero





























































- vuoto siderale spinto, teso, spento.


























































-        zero.






















































































-        abisso dell’annichilimento completo.

































































-        eco, richiami, ruderi, frammenti, cocci, tracce, sentieri semicancellati che si perdono nella selva, segni, simboli, orme, rovine – di antichi rituali ancestrali – danzati, cantati, urlati, ululati, salmodiati, mormorati, mimati, pregati, rappresentati, accennati semiimmobili, semiparalizzati, vissuti fin nelle viscere più profonde, viaggiati, camminati, scanditi - di Morte e Rinascita, spegnimento e riaccensione del Fuoco, discesa nell’Ade e Resurrezione.














































































-        cattedrali titaniche di brina immacolata, istoriate, cesellate di iperparticolareggiate sculture geometriche frattaliche, ramificate, simmetriche, immense, infinite, incalcolabili, innumerabili - Templi colossali di neve; costruzioni rupestri Celesti immaginarie colossali di vento, tempesta e ghiaccio - Chiese giganti galattiche di galaverna in rovina eterna sgretolantesi deflagrando in valanghe disintegrate fragorose che precipitano da Vette stellari -  travolgendo e disintegrando ogni cosa nella bianca Azzeritudine secca vuota arida del Nulla - frantumandosiperse nelle nebbie oscure del Tempo.



















































tunnel bui, infiniti, labirintici


di nebbia agghiacciata e



neve compatta e gelata,








bianca, fulgida, allucinante, baluginante, accecante












come mille dita sottili tintinnanti leggere tuonanti



avvolgenti saturnali tamburellanti come pioggia acida,














gelida, scintillante, scrosciante,



















torrenziale………………….

















  






































































































La luna quasi piena, intanto brilla come un fossile fluorescente, un’ammonite aliena. Nuvole rapide scorrono attraverso di essa, per poi lasciarla di nuovo sola e luminescente, sovrana solitaria del cielo nero algido terso blucosmico riarso limpido - spazio aperto libero, svuotato – muta, sibillina, imperiale.


I lampioni brillano, luccicano come stelle di Natale, come occhi iridescenti enigmatici festosi di misteriosi esseri sconosciuti, in agguato nella notte derelitta, rudere spaziale, stellare.

Qualche misera lucina natalizia appesa su un balcone sbrilluccica i suoi multicolori brillantati fluorescenti, singhiozzante a intermittenze.


















Stregata fatata oscura buia nera brillante assassina tetra






Notte.

































































I rami degli alberi, quasi spogli, di notte sono sagome nere esatte e diafane, calchi sepolcrali d’ebano incisi in rilevo nella scenografia della notte, inquietanti con le loro forme intricate, complesse, scolpite come architetture fantastiche, che si imprimono nette, precise come lame nel cielo ora sgombro e pulito d’un blu scuro cobalto splendente, ora rosagrigiopurpureoacidoultraviolettodismogelettrochimico, stagliandosi sul fondale di cartapesta dello
spazio cosmico come arti di creature gigantesche enigmatiche che protendono le loro braccia i loro gangli i loro tentacoli da abissi immani verso le costellazioni più lontane – o come radici metafisiche gigantesche d’ossidiana nera che protendono le loro estremità verso la Terra Celeste con una spasmodica convulsa paralizzata anelante angoscia metafisica – evocando paure ataviche e demoni ancestrali.


Di giorno, dai rami si può osservare penzolare le poche foglie rimaste, scure raggrinzite secche, tremanti al vento, precarie, spaventate, inermi, disarmate, esangui, flebili, sempre in bilico sul momento di cadere definitivamente a terra, morte. Qualche uccellino, ugualmente tremolante, frulla le ali e canta da un ramo vicino.


















































































E’ – almeno per il momento – un inizio di inverno relativamente molto caldo: la maggior parte dei giorni c’è un sole splendente e abbastanza caldo, le temperature sono altissime per essere fine Dicembre.

Ma non basta questo


a liquefare








il

Dies Natalis Solis Invicti.






















































Il Solstizio è qui






























ora.


















































Aion



















































è in agguato






















































da qualche parte.




























































il







































Tempo











































immobile



















































allo



























































Zenit






















































































Sol Invictus















































































































celato























































































ignoto



































































































Eterno Ritorno.




































































































“Dalla finestra
digrada la distesa delle nevi:
morbido e silenzioso
è il loro passo.
Bianca e nuda è la scogliera
delle città,
e alla scogliera s’abbarbica
lo scheletro dei boschi,
ed ecco,
               oltre i boschi,
s’inerpica strisciando il sole-pidocchio:
con l’alba di dicembre
anemica e tarda,
si leva su Mosca la febbre tifoidea.”




















“I geli della notte
avanzano scricchiolando con stivali di neve,
la volta celeste,
inclinata sulla mia stanza,
è bagnata dalla luce
del tramonto,
                         e sulla rosa distesa del mare
corrono a sud le nubi-navi,
oltre il mare di porpora:
vanno a gettare le ancore laggiù
dove ardono i boschi di betulle.”


                                                               (Majakovskij)





















































































Anche le persone sono o dovrebbero essere più caute, calme, vigili, riflessive; risparmiare parole e azioni per ricondursi all’essenziale; farsi più introverse, sprofondare, rinchiudersi nella propria interiorità e scandagliarla per come è, nuda e cruda, nel proprio spazio di riflessione libera e attenta, abissale, sull’attenti, ritta in piedi con lo sguardo spalancato aperto e vigile, sondando come un sonar o un radar tutto lo spazio del reale e del possibile, constatando, osservando e analizzando ogni singolo oggetto non identificato che appare sullo schermo neutro, indifferente, ma in risonanza emotiva profonda con ogni possibile fenomeno o manifestazione; oppure ritrovarsi con pochi selezionati amici, o con le nostre amanti, ragazze, compagne, mogli (ovviamente “i nostri” etc per le donne o chi comunque ha partner maschili) ritrovando tra risate franche e dialoghi schietti, un’umana, lenta, spontanea, povera, sincera, priva di orpelli, apparenze, finzioni e ostentazioni - diretta, viscerale, barbarica semplicità e complicità, fratellanza.

Fratellanza animale, organica, chimica, spirituale, animica, carnale, corporea, concreta, “frastagliata”, asimmetrica, ruvida, non perfezionista, minima – una lealtà sana, sorridente ma autentica, non pretenziosa, umile, fatta di piccole cose.


“Andare dritti alle cose, con la semplice necessità con cui si raccoglie una pietra riconosciuta dal terreno.” (Luisa Bonesio)



“Scorteccio le parole, aride schegge secche adatte al fuoco” (G. L. Ferretti), tracce umane povere, misere, vive, pulsanti, minimi cocci, spiccioli ruderi di verità e bellezza, piccoli ciottoli, frasi genuinamente gentili, pallidi sentieri boschivi o agresti che si dipanano a fatica ma a volte con efficacia tra i rovi intricati e la boscaglia incerta, nella quale bisogna restare vigili e desti per non perdersi – piccoli gesti di “resistenza umana” – atti anche futili di attenzione gratuita – parole che hanno un senso e un valore, scelte con cura, per chi ascolta e anche per sé stessi – ciocchi di legna da ardere, foglie secche, rami – parole dall’odore di bosco – incontri davanti a un camino, a guardare il fuoco e il fumo dal sentore acre salire, tra lo scoppiettio dei legnetti e pezzi di tronco che ardono crepitanti…….







































































-        Intanto, nel grembo addormentato della terra, nel suo sonno gravido di fantasie, immagini, suoni, echi, sogni, e possibili amori – in questo abisso che in questi giorni raggiunge il suo apice di limpida nullificazione azzerata, ridotta al deserto più tremendamente vuoto e oscenamente nudo, arido, brullo, infertile, abortito, deprivato di qualsiasi vecchio appiglio e solidità rassicurante – nasce una scintilla.














































































































Ri-nasce, flebile e tremante, una Luce, in questa notte atrocemente dispossessata di tutto, morta, azzerata, infera, fluorescente, brillante, fosforescente, nera, oscura, e radiosa.

































































































-        e anche nelle nostre menti, nelle nostre anime, nei nostri corpi ricondotti alla concreta nudità del semplice essere, nel nostro inconscio, nel nostro abisso solstiziale tetro, austero e perso, rigoroso, smarrito,   - “ché la diritta via era smarrita” – qualcosa, semi sparsi portati da un vento ignoto, misterioso, arcano, diafano, spettrale, alieno – comincia a germinare.



















































































-        una scintilla si accende, e tutto un nuovo mondo – nuove possibili percezioni, interpretazioni, valori, idee e visioni – tutta una completamente nuova concezione della vita, dell’esistenza, del reale comincia, brulicando, a fermentare e ad accennare i suoi primi, inizialmente semi-immobili, impercettibili “segnali di vita”, incubando Spazi possibili inesplorati, uno Spazio nato da zero, nuovo, tabula rasa:











































































































































in cui cominceranno gradualmente ad affacciarsi, fermentando, tremolanti ed increduli – nuovi progetti, nuove scelte, nuovi valori, nuovi talenti, nuovi possibili viaggi, esperienze, lavori, attività, creazioni, amori, amicizie, passioni, interessi, desideri, realizzazioni, fioriture, idee, liberazioni, emancipazioni, frantumazioni di vecchie gabbie stantie, guarigioni, rinnovamenti, svolte, evoluzioni, circonvoluzioni, voli magici, maturazioni, intuizioni, comprensioni, Visioni, irradiazioni, luminescenze, deflagrazioni, scoperte, avventure, stelle cosmiche, pulsar, supernovae di esistenza rinnovata, vita liberata, pezzi d’anima ritrovati, anima risorta, irraggiante nuove forme, riflessi, nessi, connessioni dorate cangianti inedite inconcepibili con l’unico atemporale Essere eterno – temporali, brividi, lampi, fulmini di Palingenesi deflagrante, eruttante nuovi universi, squarciante ogni velo di cecità, ogni maschera irrigidita in cancrena, ogni sclerotizzazione castrante, ogni corazza caratteriale paralizzante – tuoni che annunciano straripamenti di torrenti in piena di sovrabbondante Bellezza, Segni che indicano Vie impensate che diverranno il nostro nuovo dovere, la nostra nuova chiamata;
aurore boreali di nuove possibili ultrareali fantasie surrealiste da realizzare; eruzioni di lava esistenziale e pianeti neoconcepiti di Vita superba, tosta, gagliarda, schietta, potente, sincera, autentica, felice, fausta, prospera, giusta, fertile, rigogliosa, lussureggiante, piena stracolma di doni benedetti e amore sincero e scrigni del tesoro dei pirati ricolmi di antichi dobloni d’oro di creatività e smeraldi, diaspri e lapislazzuli fatati di Verità, e gioielli e amuleti sfavillanti di Bellezza, stupore, rinnovata energia, Anarchismo Ontologico, Caos Danzanti, Stelle scalmanate ossesse a ritmo di rhythm 'n blues, rinnovata innocenza gnoseologica, meraviglia splendente, Oro Vergine di Libertà, nuove esperienze degne di entusiasmo assoluto, incontri con nuove amanti, “belle amanti scellerate”, foreste primordiali di poliedricità esistenziale – tutto ridiventa possibile!!!!!!! - - “Si diviene” o si ridiviene, “ciò che si è.”, “saranno scontri, saranno caccie coi cani e coi cinghiali, saranno rincorse morsi e affanni per millenni………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………” (De André),

selvaggina magica dai boschi incantati del Re dell’Erba Voglio,

















– e poi selvaggia, ricca, fiera, selvatica, molteplice, policefala, caotica, forte,  indomita, altera, Altra, antica, rinnovata, futuristica, alchemica, ribollente musiche e versi e caccie e sacre Cerche ed esplorazioni e innovazioni e ricerche e sentieri silvani e rupestri e cosmici nuovi!!!!!!!!!

























-        tutte queste cose – tutti questi semi proprio adesso ai primi pallidi bagliori della loro prima germinazione iniziale – se ne stanno addormentati in oblio sognanti, persi nella notte senza fondo, tersa, trasparente, raggelata……………


























e tra qualche mese daranno i loro frutti, se diamo loro spazio, aria, spazio libero per sognare liberamente, in maniera vasta, incontaminata, immensa, tersa, limpida, scrostata e non impedita da vecchi blocchi, fissazioni, attaccamenti a ciò che è stato e non è più, irrigidimenti stantii, cristallizzazioni logorerobotiche – se restiamo in ascolto di ciò che è sulla via della nascita,










– se lasciamo decantare, fermentare e germinare ciò che sta covando sé stesso, embrionalmente cercando una via d’uscita per il mondo, per la luce – senza intervenire, senza aspettative, senza costrizioni, attese, pregiudizi o pretese –











-        anche se è lecito gettare semplicemente dei sassolini dei desideri in questo stagno, per smuovere le acque leggermente, gentilmente creare sottili correnti, incanalare questa strapotenza dormiente, imbrigliare questo vento possente, cavalcare con sagace attenta destrezza questo Drago indomito il cui uovo sta venendo proprio ora concepito
















- se ce ne restiamo ad ascoltare ciò che avviene, con curiosità, pazienza e una attenzione estrema,
















– se con una estrema cura innaffiamo la loro terra gelida e deserta, la zappiamo con cautela o energicamente, a seconda del bisogno,

spargiamo del sano letame naturale non inquinato dove ce n’è bisogno, strappiamo tutte le erbacce, la stregagramigna che soffoca e stritola il possibile, il possibile nascituro, il possibile che sta venendo adesso concepito







– o, perlomeno: se togliamo l’eccesso di erbacce,












– un certo grado di selvatica anarchia favorisce la fertilità del suolo.
























Perciò, accorgetevi di tutto ciò, che esattamente ora sta avvenendo dentro e fuori di voi, invece di perdervi troppo dietro a shopping frenetici natalizi e cene pantagrueliche - e un Buon Solstizio a tutti!!!!



















































"...tutte queste tecniche, questi metodi, innovativi, rivoluzionari, oppure al contrario antichi, tradizionali, segreti. .. sono trucchi, solo trucchi. Sotterfugi sofisticati e impegnativi. Tutto al solo scopo di mettere vino nuovo in otri vecchi; tutto per non morire. Povero ego. Se non fosse pericolosamente strutturato in legione, se non rappresentasse l'emblema sotteso al principio dell'anticristo, meriterebbe bonaria compassione. Ma qualcuno ha iniziato a mandar giù l'idea che un bruco non volerà mai, non come bruco. Il bruco dovrà morire, rinunciare, regalare la propria morte alla risurrezione alata. Solo morendo si rinasce"

(trovato su internet, senza autore specificato)





































































“Nel bel mezzo dell’inverno, ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate.”
(Albert Camus)










































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































5 commenti:

  1. Bellissimo testo, crudo e dolce, pizzica e accarezza. Ottime anche le citazioni , ma li sono di parte perché adoro gli autori. Complimenti.

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  2. Ciao Anna. Quanto tempo!

    Ho letto che non avevi la connessione internet. Hai risolto?

    Anch'io comunque sono stato latitante qui sul blog per un bel po'.

    Ti ringrazio molto per l'apprezzamento del testo.

    "crudo e dolce, pizzica e accarezza" sono parole che rendono bene, evidentemente è arrivato a segno, almeno per te.

    A presto.

    P.s.: lì dalle tue parti si celebra la festa di Sant'Antonio?
    Si fanno ancora falò? O ci sono magari altre tradizioni?
    Ciao!

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  3. Purtroppo non ho ancora risolto, ogni tanto mi collego con il cellulare.
    Si facciamo ancora "su fogaroni" dal 16 lo fanno in tanti paesi in particolare nel medio campidano e barbagia. Bellissimi ora inizia il carnevale e i mamuthones, sa sartglia si preparano, tradizioni nel cuore. Un caro saluto

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  4. bello! un saluto anche a te. salutami la terra sarda!

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  5. P.s.: Le immagini sono di diversi autori, trovate su internet.

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