In questi giorni della Festa di Sant’Antonio, in cui mille falò si accendevano (e in alcuni luoghi, come per esempio in Sardegna, ancora oggi si accendono) per propiziare il ritorno della Luce, pubblico questo mio testo scritto nei giorni dell’ultimo Solstizio.
E’ ancora
“valido”, “attuale” e tempestivo, perché siamo nel periodo immediatamente
successivo a quello solstiziale.
23/12/2015
Sono - almeno qui nell’hinterland milanese – per lo più giornate terse, luminose, limpide, splendenti – alternate ad altre più fosche, grigie.
Sono - almeno qui nell’hinterland milanese – per lo più giornate terse, luminose, limpide, splendenti – alternate ad altre più fosche, grigie.
La notte è
gelida, le giornate spesso soleggiate, in ogni caso l'aria nei numerosi giorni
di sereno è fulgida, eterea, aerea, vasta, luminescente, trasparente,
essenziale, distillata al midollo delle cose, chiarificata, trasmutata, coagulata,
raggelata, raggrumata, sospesa, in sospensione, addensata, rarefatta, filtrata,
precipitata in un puro diafano amalgama ultrasensibile, leggerissimo, iridescente,
sublimato; liberata dalle scorie - isolata decomposta e riscolpita con nettezza
superiore, più nitida, in uno stato scintillante - e metamorfizzata in alito
spirituale, la luce – e lucida,
vigilante, elettrica, sottile, minimificata, mummificata, stralunata, aurea,
spiritica, spiritata, spicciola, spoglia, spogliata di tutto, pura, nuda, scabra,
nitida, geometrica, vivida, intensa, fremente, rabbrividente, cristallina,
pura, purificata, scarnificata, ridotta all’osso, fervida, fervente, pauperizzata,
luccicante, scintillante, magnetica.
Tutto
nell’aria si fa Vuoto.
L’inverno
spegne tutto, spazza via tutto, azzera tutto, desertifica tutto, azzittisce
tutto, ripulisce tutto, purifica, filtra e – scavando a fondo fin nelle più
remote viscere delle cose – tutto lacera, disgrega, consuma, schiaccia, scuoia,
frantuma, annichilisce, uccide, abbatte, comprime, disillude, demolisce,
strappando via la carne degli entusiasmi e risate estive, della dolce ebrezza
malinconica, melodia-malia incantata, dell’autunno.
Rimane un
deserto in cui tutto è sospeso, paralizzato, in attesa, immobile, con le
orecchie tese in ascolto vigile, i nervi e i muscoli tesi in una quiete
vigilante e pronta a qualsiasi possibile balzo o reazione a ogni possibile
pericolo o veleno, esterno o interiore, che emerga dalle nebbie dell’incoscienza,
appaia con chiarezza nitida distinta e inequivocabile dall’oblio delle
illusioni, sogni estivi, dalla magia fatata, avvolgente come un manto di foglie
gialle e folletti, dell’autunno.
Brutale,
ruvido, rude, spietato, feroce, oggettivo, neutro, imparziale, equanime, algido,
gelido, vuoto – l’inverno uccide e spegne ogni cosa, per poter ripulire il
campo, l’aria, lo spazio.
Fluidificare,
sciogliere, dissolvere, pietrificare, frantumare ogni cosa.
Far spazio,
liberare lo spazio da tutte le cristallizzazioni e le forme date:
Spazio
libero di Nulla assoluto, in cui tutto è messo in discussione, in cui nella
terra cadaverica gelata si rende possibile la generazione di una riflessione
ponderata, calma, priva di pregiudizi e aspettative su tutto, su qualsiasi
cosa.
lasciando decantare il tutto, senza attese o
aspettative.
tabula rasa,
deserto di ghiaccio, ectoplasma di vetro impietrito, fossile di sale – rimasto
di sasso – di gesso - congelato - ibernato – stupefatto – sporgentesi
paralizzato sull’orrido arido cieco buio fondo nero senza fondo, abissale
vertigine di Assenza radicale, spinta al minimo, schiacciata fino allo Zero
- vuoto
siderale spinto, teso, spento.
-
zero.
-
abisso
dell’annichilimento completo.
-
eco,
richiami, ruderi, frammenti, cocci, tracce, sentieri semicancellati che si
perdono nella selva, segni, simboli, orme, rovine – di antichi rituali
ancestrali – danzati, cantati, urlati, ululati, salmodiati, mormorati, mimati,
pregati, rappresentati, accennati semiimmobili, semiparalizzati, vissuti fin
nelle viscere più profonde, viaggiati, camminati, scanditi - di Morte e Rinascita,
spegnimento e riaccensione del Fuoco, discesa nell’Ade e Resurrezione.
-
cattedrali
titaniche di brina immacolata, istoriate, cesellate di iperparticolareggiate
sculture geometriche frattaliche, ramificate, simmetriche, immense, infinite,
incalcolabili, innumerabili - Templi colossali di neve; costruzioni rupestri
Celesti immaginarie colossali di vento, tempesta e ghiaccio - Chiese giganti
galattiche di galaverna in rovina eterna sgretolantesi deflagrando in valanghe
disintegrate fragorose che precipitano da Vette stellari - travolgendo e disintegrando ogni cosa nella
bianca Azzeritudine secca vuota arida del Nulla - frantumandosiperse nelle
nebbie oscure del Tempo.
tunnel bui, infiniti, labirintici
di nebbia agghiacciata e
neve compatta e gelata,
bianca, fulgida, allucinante, baluginante, accecante
come mille dita sottili tintinnanti leggere tuonanti
avvolgenti saturnali tamburellanti come pioggia acida,
gelida, scintillante, scrosciante,
torrenziale………………….
La luna
quasi piena, intanto brilla come un fossile fluorescente, un’ammonite aliena.
Nuvole rapide scorrono attraverso di essa, per poi lasciarla di nuovo sola e
luminescente, sovrana solitaria del cielo nero algido terso blucosmico riarso
limpido - spazio aperto libero, svuotato – muta, sibillina, imperiale.
I lampioni
brillano, luccicano come stelle di Natale, come occhi iridescenti enigmatici
festosi di misteriosi esseri sconosciuti, in agguato nella notte derelitta,
rudere spaziale, stellare.
Qualche
misera lucina natalizia appesa su un balcone sbrilluccica i suoi multicolori
brillantati fluorescenti, singhiozzante a intermittenze.
Stregata
fatata oscura buia nera brillante assassina tetra
Notte.
I rami degli
alberi, quasi spogli, di notte sono sagome nere esatte e diafane, calchi
sepolcrali d’ebano incisi in rilevo nella scenografia della notte, inquietanti
con le loro forme intricate, complesse, scolpite come architetture fantastiche,
che si imprimono nette, precise come lame nel cielo ora sgombro e pulito d’un
blu scuro cobalto splendente, ora rosagrigiopurpureoacidoultraviolettodismogelettrochimico,
stagliandosi sul fondale di cartapesta dello
spazio
cosmico come arti di creature gigantesche enigmatiche che protendono le loro
braccia i loro gangli i loro tentacoli da abissi immani verso le costellazioni
più lontane – o come radici metafisiche gigantesche d’ossidiana nera che
protendono le loro estremità verso la Terra Celeste con una spasmodica convulsa
paralizzata anelante angoscia metafisica – evocando paure ataviche e demoni
ancestrali.
Di giorno,
dai rami si può osservare penzolare le poche foglie rimaste, scure raggrinzite
secche, tremanti al vento, precarie, spaventate, inermi, disarmate, esangui,
flebili, sempre in bilico sul momento di cadere definitivamente a terra, morte.
Qualche uccellino, ugualmente tremolante, frulla le ali e canta da un ramo
vicino.
E’ – almeno
per il momento – un inizio di inverno relativamente molto caldo: la maggior
parte dei giorni c’è un sole splendente e abbastanza caldo, le temperature sono
altissime per essere fine Dicembre.
Ma non basta
questo
a liquefare
il
Dies Natalis
Solis Invicti.
Il Solstizio è qui
ora.
Aion
è in agguato
da qualche parte.
il
Tempo
immobile
allo
Zenit
Sol Invictus
celato
ignoto
Eterno Ritorno.
“Dalla
finestra
digrada la
distesa delle nevi:
morbido e
silenzioso
è il loro
passo.
Bianca e
nuda è la scogliera
delle città,
e alla
scogliera s’abbarbica
lo scheletro
dei boschi,
ed ecco,
oltre i boschi,
s’inerpica
strisciando il sole-pidocchio:
con l’alba
di dicembre
anemica e
tarda,
si leva su
Mosca la febbre tifoidea.”
“I geli
della notte
avanzano
scricchiolando con stivali di neve,
la volta
celeste,
inclinata
sulla mia stanza,
è bagnata
dalla luce
del
tramonto,
e sulla rosa distesa
del mare
corrono a
sud le nubi-navi,
oltre il
mare di porpora:
vanno a
gettare le ancore laggiù
dove ardono
i boschi di betulle.”
(Majakovskij)
(Majakovskij)
Anche le
persone sono o dovrebbero essere più caute, calme, vigili, riflessive;
risparmiare parole e azioni per ricondursi all’essenziale; farsi più introverse,
sprofondare, rinchiudersi nella propria interiorità e scandagliarla per come è,
nuda e cruda, nel proprio spazio di riflessione libera e attenta, abissale,
sull’attenti, ritta in piedi con lo sguardo spalancato aperto e vigile, sondando
come un sonar o un radar tutto lo spazio del reale e del possibile, constatando,
osservando e analizzando ogni singolo oggetto non identificato che appare sullo
schermo neutro, indifferente, ma in risonanza emotiva profonda con ogni
possibile fenomeno o manifestazione; oppure ritrovarsi con pochi selezionati
amici, o con le nostre amanti, ragazze, compagne, mogli (ovviamente “i nostri”
etc per le donne o chi comunque ha partner maschili) ritrovando tra risate
franche e dialoghi schietti, un’umana, lenta, spontanea, povera, sincera, priva
di orpelli, apparenze, finzioni e ostentazioni - diretta, viscerale, barbarica
semplicità e complicità, fratellanza.
Fratellanza
animale, organica, chimica, spirituale, animica, carnale, corporea, concreta, “frastagliata”,
asimmetrica, ruvida, non perfezionista, minima – una lealtà sana, sorridente ma
autentica, non pretenziosa, umile, fatta di piccole cose.
“Andare
dritti alle cose, con la semplice necessità con cui si raccoglie una pietra
riconosciuta dal terreno.” (Luisa Bonesio)
“Scorteccio
le parole, aride schegge secche adatte al fuoco” (G. L. Ferretti), tracce umane
povere, misere, vive, pulsanti, minimi cocci, spiccioli ruderi di verità e
bellezza, piccoli ciottoli, frasi genuinamente gentili, pallidi sentieri
boschivi o agresti che si dipanano a fatica ma a volte con efficacia tra i rovi
intricati e la boscaglia incerta, nella quale bisogna restare vigili e desti
per non perdersi – piccoli gesti di “resistenza umana” – atti anche futili di
attenzione gratuita – parole che hanno un senso e un valore, scelte con cura,
per chi ascolta e anche per sé stessi – ciocchi di legna da ardere, foglie
secche, rami – parole dall’odore di bosco – incontri davanti a un camino, a
guardare il fuoco e il fumo dal sentore acre salire, tra lo scoppiettio dei
legnetti e pezzi di tronco che ardono crepitanti…….
-
Intanto,
nel grembo addormentato della terra, nel suo sonno gravido di fantasie,
immagini, suoni, echi, sogni, e possibili amori – in questo abisso che in
questi giorni raggiunge il suo apice di limpida nullificazione azzerata,
ridotta al deserto più tremendamente vuoto e oscenamente nudo, arido, brullo,
infertile, abortito, deprivato di qualsiasi vecchio appiglio e solidità
rassicurante – nasce una scintilla.
Ri-nasce,
flebile e tremante, una Luce, in questa notte atrocemente dispossessata di
tutto, morta, azzerata, infera, fluorescente, brillante, fosforescente, nera,
oscura, e radiosa.
-
e
anche nelle nostre menti, nelle nostre anime, nei nostri corpi ricondotti alla
concreta nudità del semplice essere, nel nostro inconscio, nel nostro abisso
solstiziale tetro, austero e perso, rigoroso, smarrito, - “ché la diritta via era smarrita” –
qualcosa, semi sparsi portati da un vento ignoto, misterioso, arcano, diafano,
spettrale, alieno – comincia a germinare.
-
una
scintilla si accende, e tutto un nuovo mondo – nuove possibili percezioni,
interpretazioni, valori, idee e visioni – tutta una completamente nuova
concezione della vita, dell’esistenza, del reale comincia, brulicando, a
fermentare e ad accennare i suoi primi, inizialmente semi-immobili,
impercettibili “segnali di vita”, incubando Spazi possibili inesplorati, uno
Spazio nato da zero, nuovo, tabula rasa:
in cui cominceranno gradualmente ad affacciarsi, fermentando,
tremolanti ed increduli – nuovi progetti, nuove scelte, nuovi valori, nuovi
talenti, nuovi possibili viaggi, esperienze, lavori, attività, creazioni,
amori, amicizie, passioni, interessi, desideri, realizzazioni, fioriture, idee,
liberazioni, emancipazioni, frantumazioni di vecchie gabbie stantie, guarigioni,
rinnovamenti, svolte, evoluzioni, circonvoluzioni, voli magici, maturazioni,
intuizioni, comprensioni, Visioni, irradiazioni, luminescenze, deflagrazioni,
scoperte, avventure, stelle cosmiche, pulsar, supernovae di esistenza
rinnovata, vita liberata, pezzi d’anima ritrovati, anima risorta, irraggiante
nuove forme, riflessi, nessi, connessioni dorate cangianti inedite
inconcepibili con l’unico atemporale Essere eterno – temporali, brividi, lampi,
fulmini di Palingenesi deflagrante, eruttante nuovi universi, squarciante ogni
velo di cecità, ogni maschera irrigidita in cancrena, ogni sclerotizzazione
castrante, ogni corazza caratteriale paralizzante – tuoni che annunciano
straripamenti di torrenti in piena di sovrabbondante Bellezza, Segni che
indicano Vie impensate che diverranno il nostro nuovo dovere, la nostra nuova
chiamata;
aurore boreali di nuove possibili ultrareali fantasie
surrealiste da realizzare; eruzioni di lava esistenziale e pianeti neoconcepiti
di Vita superba, tosta, gagliarda, schietta, potente, sincera, autentica,
felice, fausta, prospera, giusta, fertile, rigogliosa, lussureggiante, piena
stracolma di doni benedetti e amore sincero e scrigni del tesoro dei pirati
ricolmi di antichi dobloni d’oro di creatività e smeraldi, diaspri e
lapislazzuli fatati di Verità, e gioielli e amuleti sfavillanti di Bellezza,
stupore, rinnovata energia, Anarchismo Ontologico, Caos Danzanti, Stelle
scalmanate ossesse a ritmo di rhythm 'n blues, rinnovata innocenza gnoseologica,
meraviglia splendente, Oro Vergine di Libertà, nuove esperienze degne di
entusiasmo assoluto, incontri con nuove amanti, “belle amanti scellerate”,
foreste primordiali di poliedricità esistenziale – tutto ridiventa
possibile!!!!!!! - - “Si diviene” o si ridiviene, “ciò che si è.”, “saranno
scontri, saranno caccie coi cani e coi cinghiali, saranno rincorse morsi e
affanni per millenni………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………”
(De André),
selvaggina magica dai boschi incantati del Re dell’Erba
Voglio,
– e poi selvaggia, ricca, fiera, selvatica, molteplice,
policefala, caotica, forte, indomita,
altera, Altra, antica, rinnovata, futuristica, alchemica, ribollente musiche e
versi e caccie e sacre Cerche ed esplorazioni e innovazioni e ricerche e
sentieri silvani e rupestri e cosmici nuovi!!!!!!!!!
-
tutte
queste cose – tutti questi semi proprio adesso ai primi pallidi bagliori della
loro prima germinazione iniziale – se ne stanno addormentati in oblio sognanti,
persi nella notte senza fondo, tersa, trasparente, raggelata……………
e tra
qualche mese daranno i loro frutti, se diamo loro spazio, aria, spazio libero
per sognare liberamente, in maniera vasta, incontaminata, immensa, tersa,
limpida, scrostata e non impedita da vecchi blocchi, fissazioni, attaccamenti a
ciò che è stato e non è più, irrigidimenti stantii, cristallizzazioni logorerobotiche
– se restiamo in ascolto di ciò che è sulla via della nascita,
– se
lasciamo decantare, fermentare e germinare ciò che sta covando sé stesso,
embrionalmente cercando una via d’uscita per il mondo, per la luce – senza
intervenire, senza aspettative, senza costrizioni, attese, pregiudizi o pretese
–
-
anche
se è lecito gettare semplicemente dei sassolini dei desideri in questo stagno,
per smuovere le acque leggermente, gentilmente creare sottili correnti,
incanalare questa strapotenza dormiente, imbrigliare questo vento possente,
cavalcare con sagace attenta destrezza questo Drago indomito il cui uovo sta
venendo proprio ora concepito
- se ce ne
restiamo ad ascoltare ciò che avviene, con curiosità, pazienza e una attenzione
estrema,
– se con una
estrema cura innaffiamo la loro terra gelida e deserta, la zappiamo con cautela
o energicamente, a seconda del bisogno,
spargiamo
del sano letame naturale non inquinato dove ce n’è bisogno, strappiamo tutte le
erbacce, la stregagramigna che soffoca e stritola il possibile, il possibile
nascituro, il possibile che sta venendo adesso concepito
– o,
perlomeno: se togliamo l’eccesso di erbacce,
– un certo
grado di selvatica anarchia favorisce la fertilità del suolo.
Perciò,
accorgetevi di tutto ciò, che esattamente ora sta avvenendo dentro e fuori di
voi, invece di perdervi troppo dietro a shopping frenetici natalizi e cene
pantagrueliche - e un Buon Solstizio a tutti!!!!
"...tutte
queste tecniche, questi metodi, innovativi, rivoluzionari, oppure al contrario
antichi, tradizionali, segreti. .. sono trucchi, solo trucchi. Sotterfugi
sofisticati e impegnativi. Tutto al solo scopo di mettere vino nuovo in otri
vecchi; tutto per non morire. Povero ego. Se non fosse pericolosamente
strutturato in legione, se non rappresentasse l'emblema sotteso al principio
dell'anticristo, meriterebbe bonaria compassione. Ma qualcuno ha iniziato a
mandar giù l'idea che un bruco non volerà mai, non come bruco. Il bruco dovrà
morire, rinunciare, regalare la propria morte alla risurrezione alata. Solo
morendo si rinasce"
(trovato su
internet, senza autore specificato)
“Nel bel
mezzo dell’inverno, ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate.”
(Albert
Camus)
Bellissimo testo, crudo e dolce, pizzica e accarezza. Ottime anche le citazioni , ma li sono di parte perché adoro gli autori. Complimenti.
RispondiEliminaCiao Anna. Quanto tempo!
RispondiEliminaHo letto che non avevi la connessione internet. Hai risolto?
Anch'io comunque sono stato latitante qui sul blog per un bel po'.
Ti ringrazio molto per l'apprezzamento del testo.
"crudo e dolce, pizzica e accarezza" sono parole che rendono bene, evidentemente è arrivato a segno, almeno per te.
A presto.
P.s.: lì dalle tue parti si celebra la festa di Sant'Antonio?
Si fanno ancora falò? O ci sono magari altre tradizioni?
Ciao!
Purtroppo non ho ancora risolto, ogni tanto mi collego con il cellulare.
RispondiEliminaSi facciamo ancora "su fogaroni" dal 16 lo fanno in tanti paesi in particolare nel medio campidano e barbagia. Bellissimi ora inizia il carnevale e i mamuthones, sa sartglia si preparano, tradizioni nel cuore. Un caro saluto
bello! un saluto anche a te. salutami la terra sarda!
RispondiEliminaP.s.: Le immagini sono di diversi autori, trovate su internet.
RispondiElimina