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(dettaglio di un mio dipinto)

martedì 11 aprile 2017

VERBO DELL'ORACOLO




Flauti di convolvoli
arabescano spettrali
le fiabesche ditirambiche
oceaniche, lunari
nozze mistiche terrifiche
benedette dagli strali
della cupa meteora lavica
che confonde i rossi altari
deflagrando l’enigmistica
convitando i nucleari
enucleando l’insiemistica
addizionando strane ali.

Corre inquieto il cosmicomico
demone santo ricolmo d’amore rosso cupo,
vermiglio miope,
sacro ai tarli,
corre corre a più non posso,
se ne fotte,
salta il fosso
e dov’è la metrica,
dove la rima
l’ho intravista stamattina
si rallegrava bellamente delle sue conquiste fossile
inalberando ogni schiera residua
di rantoli viola soavemente cristici
inanellando spirali aurorali di stralunante
concupiscenza livida,
strafottente bellimbusta ogni quesito tragisifulo
tra le trame della foresta querula,
il letame degli assassini ripidi,
tra le ombre della fiera sera nera,
tra il non detto del notturno,
tra le righe
delle pieghe assurdamente invisibili
incalcolabilmente oscure,
tetramente limpide
enigmaticamente vuote,
serenamente inesistenti.

Ecco il senso:
ho mal di denti.














 

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