non di
Cattedrali barocche angeliche di gigli
né di
Castelli alati evanescenti di cristallo
trasparenti
liquidi e puri
come etere
immacolato
voglio
essere l’Imperatore,
ma di schiere,
giungle lussureggianti affamate
di ortiche,
vespe e calabroni.
Rivestito di
edere e rovi,
e di
eserciti di api,
ai miei
piedi falangi di scorpioni,
voglio
cantare la canzone marziale
più limpida
aurea allegra
guerriera
gagliarda feroce
delle viscere
di oro fuso nero ardente assassino
del centro
esatto del Sole.
Voglio
avanzare a petto aperto e pugni stretti
tra le
raffiche e le rapide di fango della vita,
e avanzare
controcorrente,
mandando
avamposti drappelli sicari
di aquile, condor
e lupi affamati,
comandati da
Generali-Papaveri rossi
come il
sangue della guerra giusta
da
combattere,
ad
annunciare l’arrivo delle mie schiere di linci
e miriadi di
erbe e fiori selvatici,
le mie
schiere di luce calore vita avventura
e ardore
pullulante trepidante selvaggio
clanghicante
che farà
rifiorire i deserti
ridarà
vita guerra
ardore clamore e furore selvatico
e lieti
amori carnali di ambrosia, incendi di lava
in eruzione
e more,
mosto e
nettare di sambuco,
e terremoti
e canti,
ronzii, amoreggiare furibondo zuccherino debordante di zanne, di pelo, di denti
di zampe
di artigli
di temporali selvatici
laddove
impera ottusa la tirannia
dello
Spegnimento Obbligatorio.
Gli ultimi due versi...
RispondiEliminaSono veritieri ...
Eh, sì. Direi proprio di sì.
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